Architettura Cappella Sistina

Dopo la messa a punto del progetto architettonico della Cappella Sistina, nel 1477 furono eliminati i resti ormai abbandonati della costruzione precedente, lasciando però le fondamenta e la base dei muri ancora recuperabili. Da qui si partì per la costruzione della nuova cappella. 

Le precedenti pareti medievali furono conservate fino all’altezza della prima cornice; proprio per questo motivo, la pianta risulta irregolare: i lati maggiori, infatti, tendono verso quello di fondo, che non risulta perfettamente a quello dell’altare. Tutto l’edificio fu rivestito da un muro cementizia e rinforzato da un basamento a scarpa. Inoltre, furono costruite nuove volte sia nella copertura, sia negli ambienti dei maestri di cerimonia al di sotto della cappella. Le funzioni svolte nel Palazzo dei Papi sito ad Avignone furono spostate nella Cappella Sistina della Capitale, dove si tennero le più importanti celebrazione previste dal calendario liturgico. Dallo studio del progetto all’inizio della costruzione sono trascorsi ben 4 anni, perché l’opera di edificazione partì soltanto del 1477, sotto al supervisione di Giovannino de’ Dolci. Secondo le fonti rinvenute, grazie alla realizzazione di decorazioni ed affreschi alle pareti, nell’estate del 1481 la Cappella Sistina era già conclusa. La consacrazione della Cappella Sistina si concretizzò nel corso della prima messa del 15 agosto 1483, con la dedicazione dell’edificio a Maria Assunta in Cielo.

La decorazione della Cappella fu programmata secondo una suddivisione precisa, scandita su tre registri, dal basso verso l’alto: lo zoccolo con finti arazzi, il secondo ordine con scene del Vecchio Testamento (riprendendo gli episodi della vita di Mosè) e del Nuovo Testamento (con la narrazione iconografica degli episodi di vita di Cristo) e, infine, l’ordine più alto, che avrebbe lasciato spazio alla rappresentazione dei pontefici sottoposti al martirio. Fu il Perugino a dare il via alle decorazioni e agli affreschi all’interno della Cappella Sistina, partendo dalla parete dietro l’altare, oggi la parte del Giudizio. 

Intanto, anche Lorenzo de’ Medici decise di inviare i migliori artisti della sua Firenze a Roma, perché diventassero i latori della bellezza, dell’armonia e della cultura caratteristiche della cultura del capoluogo toscano. L’offerta fu ben accettata e nell’ottobre del 1480 Sandro Botticelli, Cosimo Rosselli, Domenico Ghirlandaio e i diversi collaboratori partirono per Roma. Questi artisti, con il supporto di Pinturicchio, Piero di Cosimo e Bartolomeo della Gatta, iniziarono ad affrescare uno dei quattro riquadri nella parete a destra dell’altare. Riconfermati per affrescare gli altri dieci riquadri restanti, gli artisti ebbero il compito di finire tutto il lavoro entro il marzo dell’anno successivo. Tuttavia, i tempi non furono rispettati; pertanto, il Perugino fu sostituito da Luca Signorelli, che affrescò il Testamento di Mosè e la scena della Contesa intorno al corpo di Mosè sulla parete dell’ingresso. Al termine dell’intero lavoro, il risultato restituì un’opera caratterizzata da grande omogeneità, nonostante la partecipazione di artisti dalle personalità spiccatamente diverse. L’opera fu possibile grazie alla messa in pratica di una stessa scala dimensionale delle figure, di un’impaginazione e strutturazione ritmica simile, di tonalità dominanti ben concordate e ad un’abbondanza di rifiniture in oro.